Etanolo e pane, come avviene il trattamento di conservazione
Scopri perché l’etanolo è spesso menzionato sulle confezioni di pane e panificati industriali e se è davvero pericoloso
Conservazione del pane, ecco perché c’è alcol
L’alcol etilico (comunemente detto etanolo) è utilizzato da molti produttori di pane in cassetta confezionato, come antimicrobico. In questi prodotti il tasso di umidità, infatti, è così alto da consentire la proliferazione delle muffe. Questo non avviene invece nei prodotti secchi, come i crackers o i grissini. La legge regolamenta in modo molto preciso l’utilizzo di etanolo. In particolare non possono essere utilizzati altri additivi antimicrobici in concomitanza con questo alcol ed è obbligatoria in etichetta la dicitura “trattato con alcol etilico“.
Dal punto di vista della salute questi prodotti sono sicuri poiché il trattamento con alcol è solo superficiale, inoltre le quantità utilizzate sono minime. La legge stabilisce infatti che non devono essere superiori al 2% in peso, quindi, in concreto, in 1 kg di pane possono essere utilizzati al massimo 14 g di alcool. Ovviamente, l’etanolo è un alcol di tipo alimentare, lo stesso che si trova nelle bevande alcoliche, e si tratta dunque di una sostanza assolutamente innocua se assunta in queste dosi.
Dal punto di vista organolettico, i prodotti trattati con etanolo si riconoscono subito. All’apertura della confezione, infatti, quando esce l’aria contenuta all’interno si sente il classico odore dell’alcol che evapora dalla superficie del prodotto.
E per quanto riguarda i bambini? Il pane e i panificati trattati con alcol etilico sono assolutamente sicuri. Al massimo, per una certezza ulteriore, basta scaldare il pane in forno o nel tostapane per qualche minuto per far evaporare totalmente l’alcol.
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