Piante spontanee commestibili: il farinello
Scopri come raccogliere e consumare il farinello, una pianta spontanea infestante che cresce spesso negli orti e nei prati incolti
Doni della natura, le piante spontanee commestibili
Il farinello comune, noto scientificamente come chenopodio e chiamato anche farinello bianco o spinacio selvatico, è un’erba annua molto comune, presente nei terreni incolti e negli orti. Cresce spontaneamente in tutta Europa e in alcune località è anche coltivato appositamente.
Il nome ricorda quello della farina, poiché nei giovani germogli è presente la pruina, una polvere biancastra che ricopre tutta la pianta e che ha funzione protettiva.
Tra le piante selvatiche spicca per la sua fertilità. Ogni pianta, infatti, è in grado di produrre fino a 60000 semi, che possono rimanere vitali nel terreno per circa 50 anni. Data la sua affinità con l’amaranto in alcune regioni il farinello è anche chiamato amaranto semplice.
In realtà si tratta di una pianta molto utile all’organismo, anche se spesso si tenta di eliminarla in quanto infestante. Appartiene alla famiglia degli spinaci, ed è apprezzato sin dall’antichità per il gusto delicato molto gradevole, e inoltre contiene più ferro degli spinaci comuni, oltre ad essere ricco di fosforo, potassio e vitamina B1. Possiede proprietà vitaminizzanti, remineralizzanti, diuretiche, emollienti, lassative, antireumatiche e anche proprietà antiparassitarie.
Quando la pianta è giovane, si utilizza intera, togliendo solo la piccola radice. Delle piante adulte invece si usano solo le foglie. I giovani germogli, consumati crudi o cotti, lessati, al vapore o in padella, sono ideali per preparare molteplici pietanze, dai risotti all’insalata, nelle zuppe o come ripieno per ravioli, cannelloni e torte salate, o per insaporire gnocchi e quenelles. Per quanto riguarda i semi, invece, il farinello è un possibile sostituto del grano. Si può ricavarne una farina, da usare mista ad altre. E’ infatti stretto parente della più famosa quinoa.